La leggenda del Drago Tarantasio

La leggenda del Drago Tarantasio

Dalle nebbie fumose che un tempo avvolgevano le nostre zone, nell’epoca in cui qui si estendeva il lago Gerundo, nasce la leggenda che riporta al misterioso drago Tarantasio. Gli avvistamenti avvengono in diversi periodi storici e al suo affiorare dalle acque melmose si accompagnavano spesso miasmi mefitici e lampi sinistri. Il primo ad affrontare il drago sarebbe stato il monaco irlandese Colombano che, su richiesta del longobardo Agilulfo, lo avrebbe ucciso già intorno al 600 d.C. Intorno alla metà del XIII secolo, pare che Uberto Visconti, capostipite della famiglia che avrebbe governato Milano, lo avrebbe abbattuto, fregiandosi poi della sua effige nello stemma di famiglia.

E’ opinione comune che il nome sia frutto della fantasia popolare, alcuni asseriscono invece che il nome nasca dalla contrazione dei termini Taran (tuono in celtico) e Toutatis (il Giove celtico, signore dei tuoni) e che possa corrispondere all’invocazione delle due divinità da parte dei Druidi, sacerdoti celtici sulle rive del Gerundo. Il drago era animale sacro ai Celti e simboleggiava la prova che l’eroe doveva superare per giungere alla gloria. Non sorprende infine che la simbologia celtica sia stata travisata dal cristianesimo che demonizzò il drago come simbolo del paganesimo e di una tradizione celtica sopravvissuta nelle campagne.

Quanto ai miasmi che accompagnavano la sua comparsa occorre ricordare la presenza nel lodigiano dei più vasti giacimenti italiani di gas metano. E’ probabile che le esalazioni, così come le lingue di fuoco che la fantasia popolare attribuiva al drago, siano legate alla fuoriuscita e alla combustione del gas dal fondale del lago. Lo stesso simbolo dell’ENI ricorda ancora il Tarantasio fiammeggiante.

Il viandante che percorre l’alzaia del Naviglio Martesana da Vaprio verso Concesa, può ancora oggi imbattersi in questo fantastico mostro, infatti, nel bosco del Salécc, di fronte alla ruota di Villa Castelbarco l’associazione Vaprio Verde ha collocato una sua scultura lignea molto conturbante.